NELLA TUSCIA CON IL GRUPPO TREKKING TIBURZI
BIEDANO 1
“Biedano 1”: il serpentone dei trekkisti “sfila” tra le profonde e rigogliose “gole” pennellate dei soavi colori ed effluvi di primavera, felci perenni, capolini di viole canine, cespi di primule, rizomi di orchidee. Su tutto spiccano distese fioriture di “Fiori del vento”, ma rimarranno per poco sullo stelo, presto la loro corolla si chiuderà tanto breve e la sua vita. Guardiani d’Etruria, questi anemoni, devono la loro sopravvivenza agli Etruschi, coltivati per adornare le loro necropoli e per ricordare agli uomini la brevità della vita umana e il suo senso effimero.
Il “fosso” Verlungo, dal latino “guado lungo”, tra foreste di “mesofile”, ostacoli e varie difficoltà, bordeggia la vasta area necropolare di ciò che fu il popoloso centro etrusco del Caiolo. Lambisce le tombe a Portico e delle Palazzine, che seppur modeste, farebbero, da sole, il patrimonio storico e felicità di qualsiasi popolo.
Presto si raggiungono le tombe monumentali presenti nell’area. Il semidado della Regina, opera imponente alta c.a. 10 mt, x 14, sulla cui facciata si aprono due porte per l’accesso alle camere sepolcrali. La camera di destra riesce a diffondere amplificando nella valle suoni o voci emessi al suo interno. Appena visibile la scala laterale di accesso alla terrazza soprastante, che accoglieva gli amici del defunto nel suo ultimo viaggio.
La tomba ellenistica del Cervo (unica a dado della zona) e le sua dirimpettaie non sono oggi visitabili. Lavori di pulizia e restauro le stanno liberando da ogni genere di infiltrazione penetrata al loro interno.
Oggi ci aspetta una “media” traversata che ci porterà al di là delle aree acheologiche, fino a toccare Barbarano. Percorreremo un sentiero etrusco insolito, che segue vie fluviali, “trait d’union” delle aree archeologiche del Caiolo, San Simone, San Giuliano, Barbarano. Dal paese si diparte poi un altro bel sentiero che si spinge fino a Blera, Villa S.Giovanni, Norchia, “Tuscana” e nell’area suburbana di Tarquinia.
Frattanto il corso d’acqua ha mutato il nome in “San Giuliano”. Stiamo infatti transitando sotto l’enorme e profonda omonima forra. Sono presenti ovunque ingressi di varie tombe rupestri poste ad una certa altezza. E’ questa la misura in cui il lento logorio delle acque ha abbassato il letto del torrente. Nel sottobosco si incontrano enormi tronchi di alberi ripariali, che sbarrano il passo. L’eccessivo dilavamento delle recenti piogge ha indebolito la base delle piante più precarie causandone la caduta. In alcuni punti sono anche precipitati dall’alto enormi spezzoni di roccia che contribuiscono a rendere più suggestivi i sentieri. E’ soprendente poi la rapidità in cui muschi e licheni ricoprono tutti i nuovi “convenuti”, favoriti dal particolare clima umido da foresta “pluviale”.
Ci stiamo allontanando da ogni “contatto umano”, d’ora in poi non s’ode che il lento scorrere delle acque, il canto degli uccelli ed il fruscio delle fronde mosse dal vento. Il corso d’acqua frattanto ha ricambiato nome, ora è “Fosso Neme” (termine etrusco). La sua portata è enormemente aumentata rendendo più difficoltosi i “guadi”. Il sentiero, a volte si interrompe e ci costringe il passaggio sulla sponda opposta.
L’escursione sta per concludersi. Attraversiamo una foresta di alberi ripariali, le alte “gole” si allontanano fra loro, mentre una forte luce illumina il cammino quando transitiamo avanti la necropoli di Serignano.
Ora dobbiamo deviare per Barbarano. Il paese era già stato preannunciato da qualche sporadico rifiuto nei torrenti e da un odore nauseabondo di acque di scarico depurate. Un salto per superare l’ultimo guado, del fosso Canale, e ci ritroviamo sotto la bella rupe di Barbarano.
Qualche riferimento:
Turuche Larth Mantureie
E’ l’iscrizione su un grosso vaso rinvenuto nel Parco. E’ l’oggetto che parla, secondo forme lessicali etrusche, ricordando che è stato donato (verbo turuche – participio passato) da Larth di Mantura ad un tempio locale (Mantureie - paese etrusco – genitivo indicante provenienza). Gli archeologi hanno attribuito al Parco il nome di “Marturanum”, trascurando che Mantura poteva essere la località da cui proveniva Larth.
Dea Mantura (Mantus)
Dea degli inferi, spesso associata a luoghi ove manifestazioni e fenomeni del vulcanesimo affioravano sulla superficie terrestre (acque calde termali). Alcune località dell’etruria ricordano il nome della divinità: Monterano, Parco di Marturanum e Mantova.
Contenebra
Centro etrusco di incerta collocazione. Distrutto dai romani all’epoca dell’invasione dell’Etruria, se ne è conosciuta esistenza e fine dalla letteratura romana.
Cortuosa
Idem c.s.
TUMULO DEL TESORO
Altra bella tomba a tholos, situata verso poggio Simone
Tumulo Cima
Significativo monumento della necropoli di S.Giuliano. Costruito intorno al VII secolo a.C., ad imitazione di una tomba a tholos mediorientale. La camera principale doveva appartenere al signore del luogo. Composta di vari ambienti, all’interno è presente un letto funebre “maschile” con cuscino e gambe tornite, il soffitto rappresenta il tetto di una casa etrusca. Le tombe realizzate intorno al perimetro del tumulo appartengono ad un periodo successivo.
Tomba Rosi
Si tratta di una bella tomba a dado della Necropoli di S.Giuliano, realizzata intorno al 550 a.C., è composta da tre ambienti.
Tomba Costa
Tomba a semidado di notevole interesse, coeva della Tomba Rosi, composta da due ambienti.
Tomba del Cervo
Tomba a dado della Necropoli del Caiolo, risalente al IV sec. A.C., di architettura ellenizzante, presenta su una parete in bassorilievo un cane (o lupo) che si avventa su un cervo (simbolo del Parco). L’immagine del cane scolpita sulla roccia presenta forti analogie con quella realizzata in una tomba di Pian Conserva (Tolfa). La tomba si presume sia appartenuta ad un “cacciatore”.
Cuccumella
Tomba a tumulo (tholos tetto con pietre aggettanti) costruita in blocchi di tufo, composta di due celle funerarie.
Chiesetta di San Giuliano
Piccola e graziosa chiesa, sul pianoro di San Giuliano realizzata su un tempio etrusco, tutt’intorno è venuto alla luce un centro etrusco di cui non si conosce il nome, distrutto dalla conquista romana. All’interno del luogo di culto sono presenti piacevoli affreschi.
Le Mole
Numerose, presenti sul fosso Canale e sul Torrente Biedano. Utilizzate per macinare cereali già dal popolo etrusco, rimaste attive fino a poco tempo fa. Oggi rappresentano suggestivi monumenti lungo i corsi d’acqua.
Tagliata del Castellicchio
Bella via di comunicazione che mette in collegamento il sentiero delle gole del Biedano (riva sinistra) con l’altipiano.
Il vulcanico Lago di Vico
Uno dei più belli tra i laghi etruschi, è posto a 507 mt. sul livello del mare. Il più alto, tra i maggiori laghi italiani. Il vulcano, dopo aver riversato lave in tutto l’alto Lazio e sparato cenere e lapilli, dando origine a rocce basaltiche ed a banchi di tufo presenti nell’etruria meridionale, circa 100 mila anni si è spento dopo che la caldera è stata invasa dalle acque.
Rio Vicano
Canale artificiale realizzato dagli etruschi alle pendici del Lago di Vico, che ha causato, con il tempo, lo svuotamento del Lago, abbassando di circa 90/100 metri il livello delle acque. Il torrente ancora oggi porta acqua a ben tre cittadine della provincia di Viterbo. Se facciamo due conti possiamo stabilire quanta acqua é stata sottratta dal lago e dirottata altrove, forse due o tre milioni di metri cubi. E’ supposizione dello scrivente che prima della realizzazione del Rio Vicano, le acque in eccesso del Lago di Vico si riversassero verso il bacino idrografico del Parco di Marturanum, solo così si giustificherebbe la presenza di profonde forre nall’alveo del Biedano.
Vanì, 29/03/2015
